Oggi ti voglio raccontare da dove nasce la mia passione per le tavole e come ne ho fatto un lavoro. Ricevere e farlo con uno stile molto personale fa parte del DNA della mia famiglia.

Socievoli, accoglienti, amanti dei fiori, mamma e zie, ciascuna a suo modo creativa, mi hanno trasmesso il piacere di apparecchiare in modo sempre diverso, seguendo il ritmo delle stagioni e i cibi messi in tavola. In casa mia ci sono sempre stati non uno ma più servizi di piatti, tovaglie di ogni colore, vasi, vasini, vasetti, bicchieri moderni e antichi, posate per la tavola elegante e per quella estiva in giardino. E poi tanti, tantissimi oggetti trovati in ogni dove in Italia e all’estero.

Un vero e proprio universo di accessori che ho ereditato e implementato, perché faccio fatica a resistere dall’acquistare le cose belle che penso possano essermi utili a dare personalità alla mia casa e alle mie tavole.

Un’intuizione folgorante

Quando alcuni anni fa mi sono accorta che allestire la tavola non solo mi veniva immediato ma mi divertiva molto, ho pensato che in qualche modo questa capacità poteva trasformarsi in un’opportunità lavorativa.

Il confronto con la fatica che provavo tutti i giorni nel ricoprire il ruolo di artigiana della carta, che pure avevo scelto, mi rendeva questa intuizione ancora più nitida. Il lavoro comporta sempre fatica, ma un conto è l’impegno che porta con sé la normale stanchezza fisica, un conto è una fatica mentale ed emotiva continua. Quella fatica che provi quando tutti i giorni cerchi di scrivere una storia che non è la tua.

Certo da quell’intuizione ci sono voluti quasi due anni perché osassi uscire allo scoperto e fare degli allestimenti il mio lavoro. Anni in cui, una tavola dietro l’altra, ho preso sempre più consapevolezza che il mio stile poteva avere una sua credibilità e riconoscibilità e in cui ho capito che dovevo buttarmi.

Ovviamente non passo le giornate ad apparecchiare tavole e a comporre mazzi di fiori: il mio lavoro è molto più variegato perchè comprende aspetti organizzativi, di styling e di consulenza creativa (se ancora non li hai visti, puoi dare un’occhiata ai miei servizi).

Le tavole però rappresentano la mia cifra stilistica ed è per questo che ho cominciato, spinta da alcune amiche, a usare la definizione #leTavolediGaiaDì.

Nulla di auto celebrativo o arrogante, caratteristiche che non mi appartengono affatto. Semplicemente un modo per identificare le tavole create seguendo un metodo e uno stile molto personali.

L’arte della tavola

Spesso quando si parla di apparecchiatura e mise en place si usa la definizione “arte della tavola”. Nel senso comune questa espressione fa riferimento a come posizionare i vari elementi, alle regole del servizio, alla distinzione tra i vari stili di apparecchiatura: classico, moderno, etnico, romantico, country e via discorrendo.

Personalmente ne dò una lettura un pò diversa, perché mi piace pensare che l’apparecchiatura della tavola sia anche un’espressione artistica, un modo per lasciar emergere la creatività che tutti noi abbiamo.

Se ci pensiamo bene, apparecchiare la tavola è a tutti gli effetti una forma di decorazione d’interni: l’arredamento non possiamo cambiarlo spesso, mentre con la mise en place possiamo creare di volta in volta un’atmosfera diversa.

Per me la tavola è come un palcoscenico per il quale devo pensare sia alla scenografia che alla storia da raccontare.

Seguendo il filo narrante abbino colori e materiali, compongo fiori, utilizzo in modo insolito oggetti presi dal quotidiano. Uso il pennello, l’ago e la forbice. Piego, taglio, tingo e sopratutto non pongo limiti alla fantasia. 

Ogni tavola è diversa dall’altra, dipende dal menu, dalla stagione, dal tema della serata, dall’ambiente in cui ci si trova e anche dagli invitati. Come in una pièce ogni elemento ha la sua importanza e deve essere collegato agli altri in modo fluido e armonioso.

Il mio stile e il mio metodo

Cosa quindi mi caratterizza ? Cinque gli elementi cardine intorno a cui ruota il mio metodo: l’idea, la creatività che compensa il budget, l’eclettismo, la sensorialità e la convivialità.

1. analizzare, osservare, ideare

Dietro a ogni tavola c’è un’idea. A volte questo comporta un vero e proprio progetto, sopratutto se si tratta di sviluppare un tema che coinvolga più elementi (l’allestimento di un’intera sala, un concept di comunicazione e intrattenimento o il coordinamento della tavola con il menu). A volte è semplicemente l’intenzione di definire uno stile che si intoni al luogo e al momento.

2. la creatività

Usare la creatività rende tutto molto personalizzato e permette di fare cose molto belle con il giusto budget.  Essere creativi per me vuol dire riuscire a riutilizzare vecchi oggetti, o mescolarne altri in modo insolito affiancando un pezzo antico a quello di design, la tazzina della nonna trovata in cantina con i piatti di tutti giorni. Creatività vuole dire non sprecare e valorizzare ciò che già si possiede. Vedere il bello in ogni cosa. Vuol dire usare ciò che la natura offre senza dover andare ad acquistare fiori provenienti dall’altra parte del mondo quando i nostri prati sono pieni di ogni meraviglia.

3. uno stile eclettico

Mi ritengo una persona molto eclettica capace di apprezzare un pezzo di design come una tovaglia ricamata, una brocca in cristallo cesellato e le posate in bronzo più moderne. Il mio stile in realtà non ha un secolo o un colore e neppure un gusto unico, ma si adatta ai gusti dei clienti, alle caratteristiche di un luogo, all’atmosfera che si vuole creare e alle esigenze pratiche di ogni situazione. Una cosa è certa: in ogni progetto cerco di mettere buon gusto, equilibrio e un tocco naturale.

4. sensorialità

La tavola è il luogo dove si celebra il simposio dei sensi, la vista, l’olfatto, il gusto e anche il tatto. La vista è sicuramente il senso che curo di più, ma non è l’unico. Cerco sempre di inserire qualche elemento decorativo che gli invitati abbiano voglia di prendere in mano, curiosi di capire, o attratti dal materiale o ancora ingolositi dal poter piluccare tra una portata e l’altra. Quanto all’olfatto, beh a quello ci pensano i fiori.

5. convivialità

Una tavola deve essere pensata per predisporre all’apertura e alla relazione tra le persone e con i cibi. Le decorazioni non devono invadere gli spazi, impedire il dialogo tra gli ospiti o creare difficoltà a chi cucina e serve. Intorno a una tavola bisogna stare bene, chiacchierare, passare momenti sereni, fare scoperte ed esperienze. Mi piace aggiungere un segnaposto con il nome degli invitati perché sia più facile allacciare nuove amicizie. O trovare il modo di stimolare la conversazione e coinvolgere gli ospiti con qualche “gioco”. 

Sono riuscita a trasmetterti un pò della mia passione per la tavola ? Lo spero.

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